Parco d’arte Lusan

Il Parco d’arte Lusan si trova a Vezzano nella valle dei Laghi. Il punto di partenza è il parcheggio che si trova nei pressi del Teatro di Vezzano.

Percorso

Il parco d’arte Lusan è stato realizzato nel 2020. E’ un parco d’arte tematico. Lo si raggiunge facilmente. Si trova nel parcheggio del teatro di Vezzano in Valle dei Laghi. Il parco d’arte ha l’obiettivo di far conoscere i principali siti culturali, naturalistici e storici della Valle dei Laghi. All’interno del parco ci sono 8 installazioni. Installazioni realizzate con differenti materiali. I materiali utilizzati per realizzare le sculture sono il legno, la pietra e il ferro. Le opere sono realizzate da artisti accuratamente selezionati. Davanti ad ogni opera c’è una tabella esplicativa. Si trova il nome dell’opera l’autore e il significato dell’opera.
Non c’è un vero percorso da fare, basta seguire le frecce o i sentieri realizzati con ghiaino e scale. All’inizio del percorso si trova un parco giochi con una fontanella. Il parco d’arte Lusan si percorre in circa 20/30 minuti. Una parte del percorso s’intreccia con il sentiero geologico Antonio Stoppani.

Le opere del Parco d’arte Lusan sono:

Energia  – Mario Iral 2020

L’opera è dedicata alla centrale idroelettrica di Santa Massenza. L’opera, avente le sembianze di una moderna turbina, rappresenta la forza motrice dell’acqua, una forza dinamica rotante governata da una musa immaginaria. L’acqua, per via della sua natura, può memorizzare e assorbire diverse forme di energia presenti sulla terra; è in grado di dissetare i corpi dell’uomo, lavare, purificare, fecondare i campi e guarire le ferite dell’anima. Per questi motivi è stata spesso venerata e in numerose culture e mitologie antiche si hanno notizie di divinità ad essa legata.

Origine Glaciale – Federico Seppi 2020

L’opera è dedicata ai pozzi glaciali di Vezzano. L’opera rappresenta l’azione lenta e incessante della natura, che imprime con forza le proprie energie sulla materia e ha saputo lasciare chiari segnali in ricordo delle ere geologiche passate. Il masso porfirico è diviso in due, la parte più grande, leggermente inclinata, con la superficie scolpita, vuole rappresentare il movimento del ghiacciaio; l’altra, più piccola, mostrala conseguente azione erosiva e ricorda le forme dei pozzi glaciali.

Spirito del Bondone – Matteo Cecchinato 2020

L’opera è dedicata al Monte Bondone. L’opera rappresenta una creatura stilizzata le cui forme simboleggiano diversi aspetti del gruppo montuoso da cui prende il nome. Le tre “teste” riproducono le tre cime del Bondone, mentre gli intrecci complessi e la struttura sono state ispirate dai numerosi sentieri presenti, dalle rocce e dalle pareti scoscese. Ogni montagna porta con sé una moltitudine di storie e di leggende, quasi fosse un nume tutelare, un essere che può essere pacifico e svettare guardando verso il cielo o incombere sulla vita degli uomini che gli sono ai piedi.

Riflessi nell’acqua – Ionel Alexandrescu 2020

L’opera è dedicata ai laghi presenti in zona (Lago Santo, Lago di Lamar, Lago di Terlago, Lago di Santa Massenza). L’opera, alleggerita dal peso della materia, richiama le acque cristalline dei laghi presenti in zona, con la possibilità di rispecchiarsi al loro interno. La scultura, composta da giochi di volume principalmente orizzontali, in un contrasto armonioso tra pieni e vuoti, è fuori dall’anatomia artistica più classica; tutto il corpo della figura umana si sta muovendo nell’energia dell’acqua che rappresenta la vita.

1980 ‘i Pisetta’ – Giovanni Bailoni 2020

L’opera è dedicata alla via ferrata Pisetta. L’opera, attraverso materiali che raccontano di passato e di presente, rappresenta i due fratelli Pisetta che, nel 1980, decisero di aprire una via attrezzata sul Piccolo Dain. Uno indica verso l’alto immaginando l’ardita via, l’altro osserva e… già la vede.

Le pecore curiose – Marco Baj 2020

L’opera è dedicata ai massi erratici presenti in zona, nello specifico al “Sass Gris”. Le pecore, osservando il masso dinnanzi a loro, ripercorrono il suo percorso. Fantasticando “infinite” storie concentrano tutta l’attenzione su di esso. Si apre in questo modo un dialogo “invisibile” che porta il visitatore ad avere diversi pensieri, finalizzati a porsi delle domande e a riflettere sulla natura e sulla provenienza del masso stesso.

Lassù – Paolo Moro 2020

L’opera è dedicata alla Paganella. L’opera, stilizzata, rappresenta con eleganza e leggerezza l’altezza delle montagne, la loro verticalità ed il senso si libertà che si prova quando si è sulla vetta. Allo stesso tempo rappresenta l’infinita bellezza che è possibile scorgere quando si è sopra di loro, come sospesi, intenti nel percorrere una via attrezzata o un ponte tibetano, secondo un senso di equilibrio che rimanda al nostro rapporto con il mondo della natura.

Abisso ‘percorso interiore’ – Paolo Vivian 2020

L’opera è dedicata all’Abisso di Lamar. L’opera porta alla luce quanto è fruibile solo ad esperti speleologi, dando forma artistica ad un elemento naturale. L’elemento in acciaio inox posto alla sommità rappresenta un cristallo di ghiaccio, ovvero l’acqua da cui le “spaccature” naturali hanno avuto origine. L’abisso scavato nella roccia diventa anche uno specchio del nostro essere interiore più profondo e vero, del nostro codice dell’anima, come scrive James Hillman, della nostra natura che, attraverso l’istinto puro, ci guida nella realizzazione di noi stessi. Il taglio verticale che lo percorre, anche con violenza, è il condizionamento che con l’educazione, ma ancora di più con le imposizioni autoritarie che possono essere date, snatura il nostro essere creando false espressioni di noi stessi.

 

Last modified: Aprile 4, 2023